Il progetto Uisp Capitan Uncino si ispira al mondo della filibusta, dove vigeva un accordo di mutua collaborazione tra membri dell’equipaggio. E dove quelli con disabilità, tra gambe di legno, bende sugli occhi e uncini, avevano ruoli e collocazioni utili a bordo. Su Repubblica l’articolo di Sara Ficocelli presenta il nuovo progetto finanziato da Fondazione Vodafone nell'ambito del bando OSO 2019. Furbo, spietato, compassionevole, coraggioso, indomabile, ironico: nell'immaginario di tutti, Capitan Uncino è e sempre sarà un vincente, un antieroe dalla personalità complessa così come è sfaccettata la vita, il pirata più amato. Eppure, con quell'uncino al posto della mano, anche lui aveva una disabilità. E come lui, tra bende sugli occhi e gambe di legno, anche molti altri membri dell'equipaggio. Che però solcavano i mari in totale e perfetta collaborazione con i pirati senza disabilità. Perché allora non costruire barche a vela che possano essere utilizzate indifferentemente da ragazzi con e senza disabilità, portandole addirittura in mare?.
E' questo il cuore del progetto "Capitan Uncino: in mare aperto per tutte le abilità", promosso dall’Uisp: "Abbiamo già proposto il progetto a ragazzi con e senza disabilità in otto città italiane", racconta con orgoglio Marta Giammaria, responsabile ufficio progetti Uisp nazionale. Sulla falsariga della metafora dei pirati e della filibusta, sulle cui navi vigeva un accordo etico di mutua collaborazione tra membri dell’equipaggio e dove i pirati disabili avevano ruoli e collocazioni utili a bordo, l'iniziativa prevede l’attivazione di sei laboratori sportivi (Lago D’Iseo, Venezia, Civitavecchia, Fano, Salerno e Porto Cesareo/Gallipoli) per 180 giovani con e senza disabilità fra i 13 e i 20 anni, con l'obiettivo di lavorare insieme per la coprogettazione, la costruzione e l'utilizzo di sei barche a vela disegnate per equipaggio misto.
"Prima di arrivare alla costruzione della barca - spiega Giammaria - gli educatori Uisp lavoreranno nelle scuole delle sei città per creare la ciurma e far conoscere ai ragazzi la filibusta, spiegando loro che in alcune circostanze il confine tra abilità e disabilità è davvero labile: si affronteranno storie di pirati, si creerà l'inno che la barca adotterà durante la navigazione, ideato dai ragazzi, e il Jolly Roger, la bandiera tradizionale dei pirati, che ovviamente loro dovranno personalizzare. Pian piano i laboratori da teorici diventeranno pratici: affiancati da un maestro d'ascia, i ragazzi inizieranno a costruire la loro barca e si attribuiranno ruoli e responsabilità".
Un'occasione imperdibile di formazione, sia per i 24 operatori ed esperti locali che animeranno i laboratori, sia per i giovani, tra la navigazione a vela e la costruzione delle barche, di pratica sportiva e ovviamente di integrazione, con l’organizzazione finale di sei appuntamenti locali e di un grande evento nazionale per il varo delle barche. "Una volta costruita l'imbarcazione, si farà un varo in ciascuna delle città coinvolte e a fine maggio 2020 ci sarà l'appuntamento finale, probabilmente a Santa Marinella, in provincia di Roma, che vedrà protagonisti tutti i ragazzi e tutte le barche costruite".
L'Uisp è un'organizzazione che ha l’obiettivo di estendere il diritto allo sport a tutti i cittadini. "Investiamo da anni in progetti che mirano a superare il concetto di disabilità e a integrare abilità e disabilità, ovviamente attraverso lo sport", spiega Giammaria. Ormai ben radicata nel tessuto sociale, l'organizzazione conta 142 comitati regionali e territoriali, 20 strutture, 17.500 affiliate e 1.300.000 soci.
Proprio come in un'avventura piratesca, l'edizione passata è stata ricca di emozioni: i ragazzi hanno compreso e fatto proprio il concetto di integrazione, superando l'idea di 'diverso' alla quale tutti siamo generalmente abituati, e immedesimandosi nei ruoli di Capitan Uncino (disabile perché senza un arto) e del mozzo (generalmente cieco o menomato fisicamente), supportati dai compagni di bordo, senza mai scendere nel comico o sbeffeggiare. GUARDA IL SERVIZIO di Tg2 Costume e società
"Vedere ciurme unite nella diversità varare le barche che loro stessi avevano ideato, costruito e personalizzato - conclude Giammaria - è stata anche per noi una grande lezione di vita". A oggi, le barche messe su dai ragazzi ancora solcano i mari dell'Italia. E alla fine questa è la vittoria più bella. (Fonte: Repubblica.it)
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